La storia dell'IPI

L'IPI ha una storia movimentata. Dal 1888 funge da sportello della Confederazione per tutte le questioni inerenti a brevetti, marchi, indicazioni geografiche, design e diritto d'autore. L'IPI, che ha continuato a evolversi nel tempo, è particolarmente fiero di uno dei sui ex collaboratori famoso in tutto il mondo.


L'allora Ufficio federale della proprietà intellettuale (Eidgenössisches Amt für gewerbliches Eigentum) aprì i battenti il 15 novembre 1888 per rispondere a un'esigenza sorta in seguito all'adozione della legge sui brevetti del 29 giugno 1888 e della legge sulla protezione dei disegni e modelli del 21 dicembre dello stesso anno. L'Ufficio avrebbe dovuto svolgere i compiti scaturiti dalle due nuove leggi.
La situazione restò invariata per 90 anni, fino al 1978, quando l'Ufficio cambiò nome (Bundesamt für geistiges Eigentum, BAGE) a seguito dell'entrata in vigore del nuovo diritto in materia di organizzazione dell'amministrazione. Il 1° gennaio del 1996 diventò autonomo e cambiò nome per la seconda volta. Da allora, l'Ufficio è noto con il nome di Istituto Federale della Proprietà Intellettuale (Eidgenössisches Institut für Geistiges Eigentum, IGE).

 
 

Da sette a 300 collaboratori

Con il progressivo aumento del numero delle domande di brevetto e registrazione di marchi e dei depositi di disegni e modelli, aumentò anche il numero di collaboratori, che, da sette nel 1888, passò a 76 nel 1937, a 191 nel 1963, per arrivare infine oggi a 300. Questa crescita è riconducibile all'aumento del lavoro negli ambiti di attività chiave dell'IPI, all'aggiungersi di nuovi compiti, nonché allo sviluppo di una serie di prestazioni di servizio.

L'IPI si occupa della legislazione nazionale in materia di protezione della proprietà intellettuale, in particolare di marchi, brevetti, design e diritto d'autore, e ha il compito di difendere efficacemente gli interessi della Svizzera in seno alle organizzazioni internazionali. Funge dunque da primo interlocutore e da «studio legale» della Confederazione in materia di diritti di proprietà intellettuale.
Negli ultimi anni le prestazioni di natura politica, consulenza delle istanze politiche, preparazione della legislazione e rappresentanza della Svizzera a livello internazionale hanno acquisito un'importanza maggiore.
Lo stesso si è verificato nei settori della formazione e delle ricerche, che aiutano i privati e le aziende a sfruttare i sistemi di protezione della proprietà intellettuale a proprio vantaggio.
Nel quadro del suo mandato d'informazione, l'IPI informa il pubblico in merito ai diversi sistemi di protezione nazionali e internazionali, al loro funzionamento e alla loro utilità, utilizzando una forma adeguata e comprensibile.

 

 

Il collaboratore più famoso dell'IPI

Nel luglio del 1902, l'inventore della teoria della relatività Albert Einstein iniziò a lavorare nella Divisione dei brevetti dell'IPI quale «esperto tecnico di terza classe». Il giovane Einstein occupava la scrivania dell'ufficio numero 86 nella sede all'angolo tra Speichergasse e Genfergasse con il compito di verificare la brevettabilità delle invenzioni, tra cui verosimilmente una macchina per la separazione della ghiaia, un indicatore meteorologico ad umidità ambiente e una macchina da scrivere elettrica a navetta.
Einstein descrisse il suo luogo di lavoro come «il convento secolare dove hanno visto la luce le mie migliori idee». Fu infatti quello il periodo di maggiore produttività del fisico: solo nel 1905, l'annus mirabilis di Albert Einstein, l'allora ventiseienne pubblicò cinque lavori che rivoluzionarono il mondo della fisica. Con rammarico dei suoi superiori, Einstein lasciò l'Ufficio nell'autunno del 1909 per dedicarsi all'insegnamento della fisica teorica presso l'Università di Zurigo.

 

 

Da inquilini a proprietari

Oltre ad aver cambiato nome e ruolo in seno all'Amministrazione federale, nel corso della sua storia l'IPI ha cambiato indirizzo a più riprese: trasferitosi dall'ex casa per i ciechi nel quartiere della Lorraine (sede dell'Ufficio dal 1888 al 1893) alla città vecchia, dove si insediò dapprima nell'edificio del telegrafo in Speichergasse (dal 1893 al 1907) e poi nel vecchio edificio della posta nel Bollwerk (dal 1907 al 1921), dopo una decina d'anni passati nella sede provvisoria del quartiere di Spitalacker, nel 1931 l'Ufficio si trasferì nell'edificio della biblioteca nazionale svizzera a Kirchenfeld. Nel 1960 il trasloco nell'allora Eschmannstrasse (oggi Einsteinstrasse) e nel giugno del 2007 quello che ha portato l'IPI nella sua sede attuale, al numero 65 di Stauffacherstrasse. L'IPI ha interamente finanziato il nuovo edificio con fondi propri grazie alla fondamentale autonomia economica e agli ottimi risultati finanziari conseguiti in quegli anni. Dalla cornice tranquilla del quartiere delle ambasciate, l'IPI si è quindi spostato nel principale polo dello sviluppo di Berna da proprietario.

 

 

Da sempre aperti al mondo

Da subito fu evidente che nell'ambito della protezione della proprietà intellettuale adottare una prospettiva puramente nazionale non sarebbe stato sufficiente. Già nel 1883 la Svizzera svolse un ruolo determinante nelle trattative che portarono a un accordo tra diversi Paesi in materia di proprietà intellettuale. Il 20 marzo del 1883 firmò e siglò la Convenzione di Parigi, che è tutt'oggi il principale accordo internazionale nell'ambito della protezione della proprietà industriale.
Sulle stesse riflessioni si fonda il lavoro di cooperazione internazionale svolto dall'IPI, che collabora con diversi Paesi e li assiste nella creazione di un sistema di protezione efficace finalizzato a salvaguardare i mercati esteri di investimento e di distribuzione.
In questo contesto, sono diversi i progetti seguiti dall'IPI tesi a tutelare la proprietà intellettuale e a migliorare la situazione economica degli Stati partner. A titolo d'esempio l'IPI ha aiutato Giamaica e Kenya a costruire un sistema nazionale di protezione delle indicazioni di provenienza indigene.
In Vietnam ha assistito le autorità locali nell'allestimento di una banca dati nazionale dedicata alla medicina tradizionale del Paese. In questo momento l'IPI sta portando avanti progetti in Indonesia, Colombia, Ghana, Serbia e Laos che vengono finanziati dalla Segreteria di Stato dell'economia (SECO).

 

 

L'IPI all'avanguardia nell'e-government

L'IPI è tra i pionieri dell'e-government in Svizzera. Il servizio tecnico di informazione sui brevetti (TIPAT) per le ricerche online esiste dal 1984. L'intento era quello di utilizzare gli strumenti più moderni per rendere accessibili a una vasta cerchia di interessati le informazioni tecniche fornite dagli utenti del sistema dei brevetti. Il nuovo strumento di ricerca riscontrò grande interesse, andando a colmare un'evidente lacuna.
L'IPI continuò quindi a sviluppare TIPAT e a impiegare un numero crescente di esaminatori di brevetti anche nell'ambito della ricerca. Dopo il cambiamento di statuto del 1996, l'IPI, ormai autonomo, iniziò a proporre anche servizi di diritto privato. Si tratta di ricerche su misura nell'ambito dei brevetti, delle tecnologie e dei marchi, proposte dal 2004 in quasi tutto il mondo con il marchio ip-search.
Dal 2001 chi è interessato a depositare una domanda di brevetto si può informare gratuitamente e rapidamente su marchi, brevetti e design consultando il registro online «Swissreg». Dal 2008 il sito, interamente accessibile anche alle persone con disabilità, funge inoltre da unico organo ufficiale di pubblicazione dei titoli di protezione della proprietà industriale.

 

 

La trasparenza prima di tutto

Nel 2002 l'IPI ha introdotto e-trademark, una piattaforma che consente il deposito elettronico delle domande di registrazione dei marchi. In questo modo anche i clienti che non dispongono di una banca dati sui marchi compatibile hanno la possibilità di elaborare e depositare i loro marchi svizzeri online.
Inoltre, dal luglio del 2013 l'IPI mette a disposizione sul suo sito un nuovo strumento di Assistenza all'esame. Si tratta di una banca dati con 500 elementi che, accanto ai principi d'esame astratti, include per la prima volta alcune decisioni dell'IPI in materia di registrazione dei marchi. Analogamente all'Assistenza alla classificazione, anche l'Assistenza all'esame ha lo scopo di favorire la prevedibilità delle decisioni. Questo nuovo strumento rappresenta quindi un altro passo dell'IPI verso una prassi quanto più possibile uniforme e trasparente.
Dalla seconda metà del 2010 anche le comunicazioni presentate via e-mail sono ritenute valide per l'osservanza dei termini nonché giuridicamente vincolanti. Il 1° luglio 2011 l'IPI ha introdotto la comunicazione elettronica anche per le procedure d'opposizione. L'introduzione della comunicazione elettronica ha riscontrato un successo tale che da diversi anni la quota di domande presentate via e-mail ha raggiunto il 95 per cento, una tendenza che non accenna ad arrestarsi.

 

 

Al passo con lo sviluppo

Con il monitoraggio e lo sviluppo costante dei sistemi di protezione della proprietà intellettuale, l’IPI dà un importante contributo all'economia. Al momento si sta quindi concentrando sul rinnovo e sull'ampliamento della gestione elettronica dei titoli di protezione, uno dei suoi progetti chiave.
Grazie all'autonomia di cui gode, l'IPI riesce a reagire in modo tempestivo e innovativo agli sviluppi in un contesto sempre più globale e dinamico. Con il monitoraggio e lo sviluppo costante dei sistemi di protezione della proprietà intellettuale, da 125 anni l'IPI dà un importante contributo all'economia.

 

Alcuni momenti cruciali per la storia dell'IPI

 
 

La prima collaboratrice donna dell'Ufficio federale della proprietà intellettuale

Durante i primi tre decenni successivi alla sua istituzione, l'Ufficio impiegò unicamente collaboratori uomini. Nel 1918 il Dipartimento federale di giustizia e polizia diede il suo benestare affinché fossero assunte da due a tre segretarie, incaricate principalmente di svolgere compiti di dattilografia. Tra le candidate c'era Emma Müller, che fu la prima donna assunta dall'Ufficio federale della proprietà intellettuale, per cui lavorò come aiuto segretaria dal 1918 al 1930. 

 

 

La prima uscita di servizio

Nel 1938, per festeggiare il 50° anniversario dell'Ufficio, fu per la prima volta organizzata una serata a Worb, durante la quale prese la parola anche il consigliere federale J.Baumann, allora a capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia.

 

 

Signorina, al dittafono!

Dal 1963 gli esaminatori di brevetti componevano un numero telefonico e registravano su nastro i rapporti d'esame. Le segretarie trascrivevano le registrazioni e consegnavano i documenti finiti con il numero necessario di copie al servizio di posta interna. Qualche giorno dopo i rapporti, pronti per la spedizione, tornavano sulla scrivania giusta.

 

 

Brevetti: tra scatole e «jukebox»

Verso la metà degli anni 1970, l'IPI disponeva di una delle raccolte di brevetti più apprezzate in Europa. La voluminosa raccolta occupava tre piani nel sottosuolo dell'edificio in Einsteinstrasse. I documenti erano conservati in migliaia di scatole che, messe in fila, avrebbero coperto diversi chilometri. L'archivio includeva una sala di lettura dove era possibile consultare ed esaminare con calma i documenti. La digitalizzazione dei dati, che iniziarono a essere archiviati su CD-rom, rappresentò una piccola rivoluzione. Grazie ai cosiddetti «jukebox», ubicati in diversi luoghi chiave (p. es. presso il Politecnico di Zurigo), era ormai possibile consultare la raccolta di brevetti in formato elettronico: una volta inserito il termine di ricerca, il «jukebox» reperiva il relativo CD.

 

 

Una scacchiera celebrativa

Solo con l’illuminismo artisti, autori e società presero coscienza della necessità di proteggere le opere artistiche. Nacque dunque la «dottrina della proprietà intellettuale»: chi realizza opere di natura immateriale deve poter far valere il proprio diritto di proprietà alla stessa stregua di un artigiano. All’inizio del 19° secolo Paesi come l’Inghilterra, la Francia e la Prussia definirono regole nazionali per la gestione della proprietà intellettuale. Nel 1883 entrò in vigore anche in Svizzera la prima legge sul diritto d’autore. Come per la Convenzione di Parigi del 1883, finalizzata a tutelare brevetti, marchi, disegni e modelli e nomi commerciali, la Svizzera fu uno dei Paesi promotori della Convenzione di Berna del 1886, dedicata alla protezione delle opere letterarie e artistiche. L'11 settembre del 1986, in occasione del 100° anniversario della «Convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie e artistiche», la Consigliera federale Elisabeth Kopp presentò al pubblico un'opera di Heinz Brand intitolata «Schachloses Schach». La scultura si trova di fronte all'archivio federale nel quartiere bernese di Kirchenfeld e rappresenta una scacchiera verticale alla quale mancano due caselle.

 

 

L'IPI festeggia i suoi 125 anni ai grandi magazzini Loeb

Per festeggiare i suoi 125 anni, nella primavera del 2013 l'IPI ha deciso di presentarsi al pubblico sfruttando una vetrina del grande magazzino Loeb, uno dei luoghi più in vista di Berna. All'insegna del motto «Ideare. Creare. Proteggere.» e servendosi di un pannello luminoso, di prodotti di marca e di una patata gigante, i passanti venivano sensibilizzati sul ruolo dei brevetti nella quotidianità, sulla capacità dei marchi di creare identità e fiducia e sull'importanza del design quale strumento di vendita. L'intenzione dell'installazione era altresì di informare sul ruolo pionieristico dell'IPI in seno alla Confederazione e di ricordare gli anni estremamente proficui durante i quali Albert Einstein lavorò per l'Ufficio in veste di esperto in brevetti. Infine, il legame con i prodotti venduti nel grande magazzino ha consentito di sottolineare ulteriormente il ruolo fondamentale della proprietà intellettuale nella vita di tutti i giorni.

 

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